domenica 21 giugno 2015

A shrila Prabhupada

Quando il polo della civiltà terrena, che si sposta sempre verso occidente, era giunto, a Los Angeles e a San Francisco,  a determinarne un culmine da "mezzogiorno", in India, a "mezzanotte", shrila Prabhupada cominciava il Brahma-muhurta del risveglio. Gli splendori dell'età del ferro si erano allontanati dal varsha del continente indiano ormai da alcune decine di secoli, collocandosi prima a Babilonia, poi in Grecia, quindi a Roma, infine agli imperi spagnolo e britannico, per poi illuminare, contraffatti, nel continente nordamericano. Si, era a mezzanotte che, quotidianamente, shrila Prabhupada soleva iniziare le abluzioni e di conseguenza le odi spirituali, ma egli applicò tale regola anche ai tempi dell'era. Gli albori, la sua venuta in occidente sull'imbarcazione Jaladhuta, sono stati da shrila Prabhupada contrassegnati dal canto del santo Nome di shri Krishna, come avviene in natura durante il passaggio dalla notte del raccoglimento al giorno dell'azione. Questa è la strada solare di chi serve la relazione aurorale tra shri shri Radha e Krishna, come servitore dei servitori, e tale è lo sfondo musicale dei suoi bhajan, canti solenni e mistici, all' armonium, nei quali egli era unico. Come il sole che danza silenziosamente e regolarmente in circolo, shrila Prabhupada, con suoni solo ultraterreni, ha girato varie volte intorno alla terra incontrando sempre devoti vigili e pronti nella loro coscienza di Krishna, caratteristica delle scene che si presentano a tutti gli astri di riguardo, invitati dalla ora prima del dì. Il maestro spirituale è un segno, una prova vivente-quindi il miracolo, il mirabile, il prodigio, la provvidenza personificata, la generosità  di shri Krishna, perché ci ricorda di Lui, essendo passato, shri Krishna, accanto al nostro maestro spirituale. Chi ama shri Krishna, e questo è naturale, venera ciascuna Sua reliquia, la quale è sempre vivente; essa è colei che insegna del Reame di shri Krishna Che connota. La prova, la testimonianza, il souvenir di shri Krishna, colui che suscita le memorie su shri Krishna che vigono da sempre nell'anima, è il maestro spirituale. Il più delle volte il servizio al maestro spirituale si arricchisce di intermediari, visto che la presenza di passaggi fedeli aggiuntivi aumenta, in tale sinfonia gloriante, il tenore del fervore che sempre esisterà e crescerà. Essere iniziati al servizio di shri Krishna dal maestro spirituale  amplifica il valore del detto servizio di chi onora e segue chi è stato da tale maestro iniziato. Un fiore estesosi perché sbocciato, aumentato nelle distanze in lui, è ancora più espressivo. L'offerta maggiore del mezzogiorno, il raja bhoga, è ricordata con gran piacere; è passato del tempo, e, nello stesso luogo, shrila Prabhupada ci insegna che, il piatto successivo che i devoti offriranno al Signore supremo, sarà quello dei dolci.

sabato 3 gennaio 2015

Il Bija del Patto dell’Alba

Il Bija del Patto dell’Alba





Se ora intorno alla stella polare orbitiamo come anime-gocce impastate che si aggravino dell’argilla della materia, è perché noi, elementi della polvere ai margini della reggia, ci siamo allontanati dal Parikrama, dalla circumambulazione della residenza di shri Krishna ; sapevamo che Egli sarebbe rimasto fedele al patto dell’alba e per trovare ancora shri Krishna siamo discesi in questo avvallamento, accompagnandoLo attraverso i raggi della vista, che Egli dà, formando l’orizzonte.
L’Oratore ed il pubblico s’ispirano a vicenda e reso prolifico dalla prakriti che vuole ascoltarLo shri Krishna compone, per lei, questa creazione ulteriore nell’arte infinita per varietà e bellezze con il dramma orrido del Proprio nasconderSi.
Ad ogni esordio di giornata Shri Krishna passava, con i vitelli, guardandoci, forse, dentro di Sé, perché nessuno osava mirarLo in viso. Shri Krishna coltivava con i buoi seminando quegli albori nel campo nostro- come memoria dell’attenzione Sua- che shrimati Radha ci custodisce. Il seme o bija dello Sguardo di shri Krishna, ricevuto da shrimati Radha con gli occhi bassi e con il viso rosato, nel loto del pensiero è il figlio custodito da lei, che Vrinda le paragona al rampicante del gelsomino sul tronco dell’albero Tamala, blu come shri Krishna.
L’indole di ogni cosa preziosa è di rifugiarsi nella Custodia; il ricordo del colore, delle qualità di shri Krishna è la riservatezza ed il firmamento dell’anima. Il libro, sacro, della vita nostra con shri Krishna è foderato della notte che Ne adora la Sembianza, che, tinta dal tocco Suo è, per essenza, monoteista.
Quando i buoi fendono la terra, questa s’ apre come il loto di Vrindavana che è raccolto nel Libro sacro, all’alba dischiuso. Shri Krishna dal viso di luna sbocciata, esce quindi di scena verso ponente, dove sta la collina Govardhana; shrimati Radha risponde dal levante del kunja profumato di basilico selvatico premendoLo soavemente con la forza inafferrabile della timidezza che Gli restituisce con un silenzio. Quindi shri Krishna Si estende, come la Notte dell’intimità illimitata, immedesimandoSi nella Propria devota aurorale e seguace.
Per l’anima, frammento risibile del sorriso di shri Krishna Che la nutre, avere shri Krishna davanti è la totalità che soverchia.
Saprebbe di escludere sé stessa pensando come sia inutile chi è privo di grazia simile e che essa medesima, “prima”, sia stata inutile.
Poi le idee esclusive isolano e shri Krishna scompare. L’anima racchiude allora shri Krishna nel tessuto della dissimulazione, che è la parvenza individuale, poiché il bija e figlio che lei ospita è l’adi – cintamani, il monile primevo del pensiero.
Quando shri Krishna, guardandoci felice di Sé Stesso, ci trova in armonia con Lui laddove tutti gli elementi lo sono, conosciamo perché shrimati Radha dia, in replica umile, la felicità in persona mentre ogni cosa le rammenta di shri Krishna.
L’ape regina esalta il valore floreale assumendo le essenze dalle corolle conseguenti all’Essenza fondante che shri Krishna è; il tempio in fiore degli occhi di shri Krishna è l’Altare al Quale shrimati Radha offre, dal Quale è motivata ed al Quale noi siamo intimamente mossi.
La nullità, chi poté mai annullarla? Nella tinta ammaliante, che per i gufi rappresenta il nulla dell’oblio, vediamo la bandiera del lutto e di vedovanza dalla visione di shri Krishna, individuiamo il vessillo nerastro dei Suoi nostalgici; nelle sue pieghe al vento ci sono i deva, gli umani ed i demoni e lo stendardo del buon Seminatore delle occhiate ineffabili che ci lascia anima noi entità simili a fotoni in virtù dei Suoi raggi riflessici da shrimati Radha, adesso umile ed amplificante; a lei affiliate, nell’ora primaria del patto aurorale, emergevamo come granelli di luce, dalla terra.
I deva sanno che la gloria sorgiva ed aurea viene dietro sottomessa al nimbo lunare del cospetto di shri Krishna, il pensiero del Quale è il marchio dell’anima fulgida.
Il prana della brezza primaverile dai giardini di Tulasi e di Kunda di shri Krishna è l’aria vitale e vortice che sradica l’esistenza della dualità; quel vento di paradiso è l’inno ed è il canzoniere, annunziando il bija del patto dell’alba.

La Protezione del Bue


La Protezione del Bue




Inclusa nel medesimo “pacchetto” , la civiltà pastorale ed agricola di tradizione perpetua ospita, da sempre, la protezione del bue, che non può sopravvivere altrove.

Oggi si tende a dissociare fra loro le idee giuste, quindi i vegetariani abortisti tendono a fare delle riserve per bestie da pascolo, come potrebbero essere i pochi buoi muschiati, aggiungendovi dentr anche i lupi e gli orsi, al fine di dire che la legge del più forte è naturale e che quindi se i buoi muschiati o le renne vengono estinti dai predatori ciò era previsto; la legge della lotta sarebbe nella natura, quindi l’uomo non si dovrebbe intromettere per salvare i più vulnerabili.

Di questi sedicenti vegetariani la società non ha bisogno; non è certo la natura feroce che si manifesta sotto la protezione, lei sì naturale, di Krishna.

Siamo in tempi in cui l’animalismo è ostile al dharma in cui si considera il varnashrama come contrapposto alla predica; quest'epoca vuole si fraintenda l’Islam  come contrapposto alla Coscienza di Krishna o al Cristianesimo. Concependo le tradizioni provenienti da rispettivi modi estatici di shri Krishna come se esse fossero aride e morte, i materialisti le relegano in categorie identitarie ciascuna in contrasto con l'altra.

Se la protezione del bue, nell'età della discordia artificiale e dell'ipocrisia, non si afferma,   è per questo.

Qualora tutti lavorassero con i buoi, i padri…umani sarebbero ricercati per tale opera; di conseguenza, i figli sarebbero visti come venuti dalla fortuna; le madri di figli numerosi accudirebbero gli anziani e sarebbe con ciò difficile convincerle a sottostare a datori di lavoro estranei, i quali sarebbero evidenziati, e sanzionati, nella loro empietà.

In tale atmosfera non ci sarebbe spazio per sannyasi, brahmacari, vanaprastha o grihastha invadenti, che in nome del distacco e della disidentificazione, instaurino un’atmosfera impersonalista di colleghi e colleghe, "impegnando" chi non è nel loro ruolo impegnare.

Poiché quest’ultima tendenza al disordine morale si è già consolidata, i dirigenti del movimento internazionale per la coscienza di Krishna difficilmente vorranno una protezione del bue sistematica come detto sopra; avendo discepole direttamente, e non discepoli ciascuno con la moglie al proprio individuale seguito, i maestri di oggi sanno che l’ impegno delle madri, in famiglia a tempo pieno, toglierebbe loro la disponibilità nel far leva sulle loro iniziate.

Ne viene che essi predichino come i figli siano un incatenamento, ed il progresso materialista non necessariamente male; male sarebbe, secondo loro, l’attaccamento alla famiglia, da identificarsi con gli anziani, il marito ed i figli, diventati poco utili. 
Come il bue, non più usato per colpa dei trattori, ha la prospettiva del mattatoio, così il padre di famiglia, disoccupato per il lavoro inopportuno delle madri indotte dagli asura all'aborto, ha la prospettiva di arruolarsi mercenario, nel mercato del lavoro rivolto alla morte.

Sri Krishna, Che passa all’alba con i buoi ed i vitelli, per andare a Govardhana, lascia il bija delricordo di Lui; questa è l’agricoltura.
Questo è un argomento a priori, del quale c’è da parlare molto; altrimenti non si capisce il resto.

L’opuscolo “Il dolce Stilnovo” lo spiega esaurientemente.

Dallo srimad Bhagavatam conosciamo che il bue rappresenta il dharma; sostituendo il dharma con la meccanica si credono le leggi di questa come indipendenti dal dharma.

Nello Srimad –Bhagavatam troviamo le ragioni in proposito; dal primo Canto, capitoli sedici, diciassette e diciotto, dove le tendenze, nel tempo in cui regna Kali –yuga personificato, vengono identificate. Quando la meccanizzazione dell’agricoltura è agli inizi, i brahmana cambiano la denominazione degli abhakta da “karmi” a “ospiti”; quando l’esautorazione del bue dal suo ruolo sarà completata, i brahmana che non vorranno insegnare agli kshatrya e che quindi non vorranno il varnashrama , chiameranno gli abhakta “i clienti”, e con tale vocabolo definitivo si legheranno alle idee di questi ultimi in modo incontrovertibile. L’acqua da pubblica diventerà privata e, la madre di famiglia, da privata diventerà pubblica.
Alle manifestazioni di Lakshmi, donne e denaro, esempi di Krishna smaranam, verrà conferita una valutazione sempre più adulterata, finché le donne verranno messe a lavorare in maniere inopportune  e la pecunia consisterà in carte di credito caricate numericamente non si sa da chi e con un apparato a barre provvisto di funzioni audio-riceventi. Nell’aspetto di donna, Lakshmi verrà considerata da privare della devozione a Krishna e da impiegare secondo i falsi stereotipi degli asura.
A monte di detta regìa, misteriosa ed internazionale, contro il dharma, rimane però la precedente interconfessionale del dharma, costituita da dee apparentemente rivali (tradizioni religiose), in realtà, però, in shri Krishna   tra loro amiche. Nessuno sa dove esse si riuniscano, perché il Loto del Pensiero di shri Krishna è il luogo loro di incontro.

Kali yuga in persona, ispiratore della massoneria odierna, farisaica, di danava, sa che il mistero con cui egli cerca di coprire la Verità mediante etiche false esiste solo come conseguenza del mistero in cui le sakhi, spontaneamente, ornano la Verità nella bhakti, e teme, Kali yuga, che la Lakshmi vera eclisserà quella falsa da lui illusoriamente propagata; per questo, come Kamsa o come Erode, Kali yuga  cerca di eliminare, in terra, la memoria della civiltà di shri Krishna nei Pascoli di Vrindavana, e siccome è l’età dell’ipocrisia, dell’oro falso e del ferro verniciato di giallo, lo fa con il buonismo dell’istruzione obbligatoria delle scuole e delle televisioni di stato, le quali esortano a riempire i pascoli di lupi e di orsi. Chi gli crederà, naturalmente
respingerà l'idea della protezione del bue; praticamente tutti, oggi, carnivori e non, strillerebbero protestando con veemenza se al mattatoio ci andasse una tigre.

Quei maestri che reputano che una madre debba avere loro “per la parte spirituale” ed il marito “per la parte materiale”, insistendo, subito dopo, dinanzi all' auditorio femminile,  sul dovere di lasciare la materialità cioè la famiglia, per affidarsi solo a Krishna, attraverso di loro, ebbene, quei maestri, non potranno dare conforto, ashrama. Hanno già fallito e non si sa, nella vita prossima , dove andranno.

 I mariti delle gopi sono i gopa, i padri che tornano nelle rispettive case a rendere la testimonianza, alle gopi, di sri Krishna, con Cui essi avevano trascorso i giochi del giorno.
Solo i sahaja vogliono fare intendere come se fossero ostacoli, tali testimoni diretti di shri Krishna; con la loro letteratura e con i loro dipinti, oggi i sahaja hanno praticamente monopolizzato tutto il materiale reperibile, in tema.

Come la meccanizzazione dell'agricoltura è servita a Kali yuga in persona ad eliminare le funzioni del dharma, rappresentato dal bue, così il sahajismo neoindù, appoggiato dalle idee degli anni 'sessanta del secolo scorso, ha escluso il canone estetico dello sringara, necessario per visualizzare le Murti.

Privato della protezione del dharma anche nella forma di protezione del bue, di conseguenza le basi non sorreggono più, e vediamo come le affermazioni di voler rappresentare "una scienza e non una religione" si stiano trasformando nelle pretese di poter snobbare la "religione", parola che significa "relazione", rasa, ovviamente con shri Krishna.
Guardare la religione dal basso all'alto e non dall'alto in basso è in sintonia con il verso dell'umiltà, il terzo nel shri Sikshastaka, che shri Krishna Caitania ci insegnò, cantando: "Trinad api sunicena/ taror api sahishnuna/ amanina manadena/ kirtaniya sada Hari". 

La terra appare nella forma di mucca sia a maharaja Prithu che ai deva convenuti dinanzi a Brahma prima che shri Krishna appaia, così che la terra, nella forma di mucca, si faccia coltivare dal bue. Krishna, al momento del Proprio passaggio con i vitelli, ingenera il bija della rimembranza di Lui nelle coscienze degli esseri, che, nella metafora, fungono da campo, kshetra, di tale bija, o seme. Chi non vuole questo,  compra, con le sue fatiche dannate, un trattore, comparso, alla fine della prima guerra mondiale, in contemporanea alle vittorie del sionismo, del comunismo, del superomismo, della vivisezione, della distruzione della famiglia e della religione, dei mattatoi, del liberismo e del traffico di organi.

I dualisti dipingono i devoti di shri Krishna, Pastore supremo, come integralisti: a ragione, perché  shri Krishna Caitania stesso ci insegna che la fedeltà di chi spera in sri Krishna  può essere solo integrale.


Vaibhava das



Yoga maya e l'estetica spirituale

Yoga maya e l'estetica spirituale





Il devoto onora tutti coloro che promanano da shri Krishna, inclusa l'energia di Yoga -maya. Il buddhismo nella sua accezione impersonale sostiene il dovere di "combattere contro" i veli illusori; i vaishnava si inchinano ad essi, poiché idee magistrali del Signore supremo, impersonati da shrimati Subhadra.
Chi ama l'Essere supremo Ne prende i tratti qualitativi, come la perseveranza, la pace , l'intelligenza, la completezza, in tutto, anche nel vestire. La ragione per cui ci si veste, nel Mondo spirituale, è basata sulla completezza di shri Krishna, nel Cui Reame non è mai né troppo caldo, né troppo freddo, bensì tutto è perfetto.
Shri Krishna Caitania, immedesimandoSi in shrimati Radharani, ne prende il colore dorato, Gauranga. Shrimati Radharani, prendendo rifugio in shri Krishna, Ne prende l'abito blu dell'autorità di Lui, abito, purna, completo come shri Krishna è. Se neanche i piedi di shrimati Radharani devono essere visti, è insensato esporre le braccia, i capelli e la pancia di shrimati Radharani, solo perché nell'India di Kali yuga la plenarietà della comprensione vedica si riduce. Lo stile kangra è stato lo stile dei prakrita sahaja sin da quando questi cominciarono i rilievi in cornice sul Gita Govinda di Jayadeva goswami, e lo stile Moghul è lo stile dei mongoli nelle orde devastatrici al seguito di Tamerlano, certo non così autorevoli, nella fase in cui inventarono i loro criteri raffigurativi, per un servizio intimo come quello di rappresentare shri shri Radha e Krishna, Nanda maharaja, madre Yashoda, o i pastorelli compagni eterni di shri Krishna.
L'abito, in sancrito, si chiama: "vasa", e pure l'abitazione si chiama: "vasa". Shrimati Radha abita in shri Krishna, rimembrando, ella, le opere, gli atti, le gesta, di shri Krishna. Come shri Krishna Caitania Si manifesta della tinta dell'oro fuso, nel dialogo tra shri Caitania e Ramananda Raya apprendiamo, nel capitolo ottavo del Madhya-lila della shri Caitania Caritamrita, che shrimati Radharani veste un abito blu, segno di misericordia, almeno fino alla vita; lievemente rosato all'altezza mediana, e chiaro di lume spirituale nella parte alta; tale abito è descritto completo, sia nell'antar vasa, la parte interna, che nel bahir vasa, quella esterna. Il fine di un abito spirituale non è coprire un corpo materiale l'indispensabile, come pensano i ciechi di oggi. Il servizio di un abito spirituale è quello di sottomettersi a shri Krishna totalizzante, come un fiore di loto blu, il kaumudi, ha sempre tutti i petali, è integro, come il mondo spirituale è integro, non ha parti mancanti, non ha le "aperture" delle devastazioni di Kali-yuga. A shrila Prabhupada non piacevano le raffigurazioni materialiste sulla danza rasa e, dalle sue lettere e conversazioni con gli artisti ISKCON, a riguardo, apprendiamo che egli non volesse esposizioni di shri Krishna e dei Suoi devoti "neoindù", bensì inclusive di rispetto e venerazione, attitudini senza le quali noi non possiamo capire né far capire.
Nessun artista ha il diritto di sottrarre brecce al mondo spirituale, per ricavarne finestre, né può avere, l'artista vaishnava, l'attitudine di Duryadhana o Dhushasana. Draupadi conduce una quotidianità riservata, non deve andare a lavorare nelle comuni o tra i Karmi, ha sposato una persona specifica e non tutt'un gruppo, per cui non ha necessità di comparire come una lavoratrice indiana; gli artisti non devono andare nella India di oggi per "vedere", al fine di capire come presentare le Divinità, ma devono ascoltare le disposizioni degli acarya. E' importante l'ascolto dell'acarya, e non lo "studio" di quel che si "vede" a India oramai decaduta.
Nel Nettare della Devozione troviamo come madre Yashoda vestiva shri Krishna; studiamo là. Noteremo che shri Krishna veniva vestito con un dhoti, ed anche con un sopra, ma non era una maglietta gialla con le maniche corte come le t-shirt nordamericane o europee, ma un sopra solenne e regale, che quindi tiene conto della lunghezza della Forma e degli Arti che serve, adornando.
Per cui, nel modello vedico, i tessuti sono naturali, puliti, ahimsa, completi e sufficientemente larghi. I vestiti non devono essere tirati ai ganci sul muro, né avere spille che pungono; devono essere morbidi e di buona misura.


Il vestito di shri Krishna infonde la maestà da Lui, ed il vestito di shrimati Radha o di madre Yashoda infondono, per ragioni tra loro spiritualmente diverse, il raccoglimento in Lui Re dell' integrità, anche con sfumature di religiosità; si, di religiosità, anch'essa inclusa, come il dasya rasa, nelle relazioni di madhurya e di vatsalya.

Il Canto del Japa nel Brahma muhurta

Il Canto del Japa nel Brahma muhurta



Come da ciascun fiore emana un'essenza profumata intrinseca, di "olio", il Fiore di loto del Reame spirituale di shri Krishna, Goloka Vrindavana dhama, emette l'Essenza di shri Krishna nella Forma di Nome, inclusivo delle Sue due espansioni: di shri Balarama (Rama), e di shrimati Radha (Hare).
Due categorie di devoti, infatti, le quali amano shri Krishna in due relazioni rispettive, i gopa coetanei e le gopi coetanee o leggermente più giovani, meditano su di Lui avvicinandoLo: mediante shri Balarama, i gopa, e mediante shrimati Radha, le gopi.
Tale associazione di Nomi, nella sequenza di essi che ricorre nel Maha Mantra, comporta, perciò, sia gli accessi al Nome di shri Krishna, che shri Krishna Stesso.
Come nelle vite degli umani, di conseguenza, "la prima impressione è quella che conta", nella Causa l'Incontro primevo imprime di Sé ciascun altro momento di eternità della giornata spirituale; questo sussiste dalla fase esordiente di visione del Cospetto di shri Krishna Che passa con i vitelli, all'alba, diretto verso la collina Govardhana; Egli trascorre lasciando una immagine interiore, di Sé Stesso, in shrimati Radharani, ed antecede, così, tutto l'accadere devozionale dell'arco giornaliero; tale maniera nell'animo è conosciuta, dai bhakta, quale "Purva raga", che, in altre parole, è la musica dell'armonia iniziale del dì.
Il saluto che shrimati Radha rivolge a shri Krishna, riconoscibile nella di lei murti, con Krishna, sull'altare, è la risposta, visibile dalle sakhi, al Saluto di shri Krishna, Saluto invisibile ai sakha, Saluto rivolto a lei, la quale rimane ad oriente, in Gokula, mentre shri Krishna va ad occidente, come la Luna piena, all'aurora, Che tramonti nell'ovest di Govardhana. La palma rosea della mano di shri Krishna, rivolta interiormente a shrimati Radha-ad est, irrora e tinge, come una sindhura, tutto l'orizzonte del sorgere, in cui ella rimane, sullo sfondo della luce matutina di Krishna-smaranam, la quale risponde al Viso radioso di Luna del Signore supremo, luce "Gaura", di oro, di orazione(lode)- accolta da lei a Lui fedele, e da lei espansiva nelle ore seguenti, nella via processionale, che perdura, delle confidenti, le oranti assistenti, che la servono seguendola proprio dal sentimento-origine, per shri Krishna, sentimento che vive in lei, anteposta tra loro amiche, essendo, shrimati Radha-rani, la loro maestra, cioè regina sempiterna tra le adorazioni personificate, all'Amato centrale, il Re del tempo.
Questo Momento e ciò che Lo prepara è la ragione di Vita, Caitanya, in shri Krishna e, di conseguenza, in tutti gli esseri, a Lui affiliati.
Ogni nota altra confermerà, appresso, riverenza a ripetersi, nella rimembranza del Bija del Patto dell'alba, come ogni altra ancella sarà la coda della preposta; da cui... è imprescindibile, per un devoto, essere stato presente al marchio iniziale di tali luci, sigillo connotato, in esse, daL Cospetto di shri Krishna.
L'acqua della doccia o del bagno rappresenta anche shri Krishna; l'acqua è un elemento puro alla Fonte, purificatore, maschile, blu se infinito, ingenerante, quindi indispensabile per divenire ricettivi aL Signore, Signore con il segno della Nuvola carica di pioggia di misericordia e di sollievo, Essenza continuata nella prosperità degli esseri-gocce, stillate dal Suo Sguardo.
Nel Libro di Krishna leggiamo che, shri Krishna, a Dvaraka, si leva tre ore prima dell'alba per meditare su tali, perenni Suoi esordi.


Noi, come i servi, non abbiamo licenza per tardare, e dobbiamo assisterLo, a compartecipare dei Suoi Sentimenti e gaudii trascendentali, udibili nella magia, in Yoga-maya, del sadhana.

Irfaan

Irfaan


L’omaggio a sri Vishnu nella forma nera di pietra, la Salagrama, è camminarGli intorno, nella Bhagavad-gita(10.23 ) sri Krishna Si paragona al monte Meru.
Il vortice astrale muove, nell’uni-verso, intorno, verso l’Uno.
Poiché sri Krishna ci vede, noi vediamo, poiché sri Krishna ci ricorda, resta a noi la memoria.
Sri Krishna attiva il circolo del sangue presso di noi, dall’organo cardiaco, in cui noi, anime, siamo come rispettive pietre preziose vivificanti il corpo che consegue.
L’ anima emanata dallo sguardo divino è nel contempo sia goccia che perla.
Intorno alla preziosità di sri Krishna infusa alla collina Govardhana va, pellegrina, la rimembranza nostra, gli astri vanno, in spirale 1 , intorno alla pietra della stella polare e la coscienza che il sangue veicola circumambula la Qaaba che la volge, il Paramatma, sri Krishna paraclito motivante il cuore.
A simboleggiare questo movimento di circolo danzante ed osannante un tempo era costume, nei giardini principeschi, disporre gli alberi da frutto i cui rami sono piegati a porgere il carico di offerte, intorno al cipresso, diritto, alto e signorile, principe del parco, del quale s’ intendeva: “Il pappagallo del paradiso, verde, vorrà andare nel verde del Cipresso”.
Shri Krishna è l’albero dei desideri originale; si dice, come di Principe, che Egli sia distinto; vicino a Lui era il pozzo, il Suo guardare personificato, l’acqua della vita e fluido di luce per la quale tutti gli altri vaishnava – alberi dei desideri – potevano vivere, venendone irrorati.
Come il Cipresso era circondato dalle piante da frutto, così l’anelito a contornarLo era servito ed attorniato dalla devota paura di perderLo. La superbia, in quel mondo giovanile di amori gerarchici e per la timidezza mai proclamati, era data dalla sensazione di quel rischio e bastava guardare le cose supremamente belle del supremamente Bello, per svenire e cadere in un sogno del quale non eravamo padroni. Ci balocchiamo alla mosca cieca nell’esilio onirico laddove i negatori di Dio vogliono la ricerca induttiva.
Dopo avere veduto il Suo sembiante scuro Lo cerchiamo adesso, inconsciamente, in questa pozza oscura; dentro ai petali di un loto blu, ci avvolgiamo nel decoro del velo integrale e solenne della vedovanza della visione Sua, cioè della notte perpetua di Sharat, l’intimità con Lui. L’abito della memoria di sri Krishna blu notte, in cui dimora srimati Radha, ci appare tenebre, e noi perdiamo la rimembranza di Shri Krishna proprio nel canto di Lui che viene replicato per la volta celeste scura ugualmente alla tinta di veste gloriosa onninclusiva.
La cupola della bolla del Suo mare è mare, meraviglierebbe se non lo fosse, sri Krishna illumina guardando e la schiena delle persone che Egli vede è scura come Lui Stesso Che vi giunge ad albergare.
VolendoLo seguire fino in quel retro e notando “oltre” Krishna, cioè nell’oltraggio, come si stia male, l’anima osserva che per l’ occhio di sri Krishna si prospetta l’orizzonte e che non Ne servono le tracce perché Egli è palese, essendo il pensiero il dialogo con Lui. Il suono di sri Krishna penetra dall’ego alla terra negli elementi stratificati, ciascuno dieci volte più denso di quello che precede e ciascuno con la risposta nel linguaggio di bhakti ad esso peculiare, senza ambire alla devozione, bensì ad essere in armonia con lei.
Quando sri Krishna va sulla montagna comincia il sentimento della separazione; allora la luce soave matutina della speranza del Suo Ritorno, aurea che declama l’avere visto il viso Suo di luna da sempre, segue la timidezza del Signore supremo Che, scuro come la notte, va via sentendoSi ammirato, diletto ed infine paventato per il tempo in cui dista il Suo Ritorno glorioso. Allora Shri Krishna vuole apparire nella Propria coscienza di Shri Caitanya , naturale per l’essere che agogna a Lui come la cerva vuole l’acqua della vita dell’ascolto delle note del Suo flauto.
Sri Krishna, allontanandoSi ogni alba, con i vitelli e con gli amici, come il Sole della vista Sua giocava mediante i rami riflessi sulle case piene di fede in Lui e stringeva il patto d’amore dal - e per- l’eternità, ove la contrarietà della Propria assenza radicalizza il pensare in Lui dei Suoi devoti, che diviene inattaccabile. Egli giocava con gli amici, pastori perché Egli è Pastore, riflettendoSi per le case delle menti che Gli si dedicavano, i cui vetri alle finestre degli occhi ogni mattina manifestavano le perle delle gocce di rugiada, le lagrime di quella Sua stessa acqua di vita che ci donò.
Shri Krishna, domandandoSi che cosa avesse provato Shri Radha dopo ogni aurora, è voluto venire nello stesso colore di quell’oro soffuso di desolazione, non solo a sentire i contenuti della lontananza da Sè in ambito divino, come Shri Radha viveva, ma la distanza persino nell’ostilità di questo mondo materiale, alle soglie dell’epoca ferocemente materialista, che mira a recidere i legami ed i sentimenti migliori.
Shri Krishna Caitanya accorse, nel 1486 dell’era cristiana in India, in Bengala, raccogliendo intorno a Sé le persone solidali che , come già Shri Radha, non si erano mai rassegnate a venire meno alla promessa fattaGli nel “momento”, al di sopra del tempo, in cui si erano accorte di esserNe attratte e sollevò la bandiera dei nostalgici come il primo Esule fra gli esuli, come la carovana ultima di carri trainati dai buoi del ritorno a casa festoso, carica dei non conformi all’omertà che Lo nega o che neghi la gratitudine a Lui, Shri Krishna, Fonte della vita estatica.
Il Pastore ed Amico seguito dal corteo dei vitelli e dei compagni alla sera confortatrice, capeggiava adesso la foga dei militanti, nonostante l’età della miscredenza, nel mantenerGli il culto della lealtà ; da questo convento triste cominciava l’adesione al partito del Ritorno a Casa.




Note:
1 ) Spiritualità è spirale, è l’orbita di ogni essere attorno al quartiere della Persona amata, sri Krishna.

La luna nel pozzo

La luna nel pozzo



La luce perdura fino alle profondità del mare, emanato, ab aeterno, dallo sguardo divino in cui l'anima è sia goccia che scintilla. Nelle tempeste di sfolgorio gloriante e sorgivo emergono le bolle, ciascuna con la fata Durga che, come in una bottiglia con il messaggio, dice: "La cupola delle bolle è mare, meraviglierebbe se non fosse del Mare: quando l'uccello-anima esce dall' uovo cosmico si accorge che anche il guscio ne era informato." L'arco delle sopracciglia di sri Krishna è il bene delle onde della Yamuna i cui livelli alterni sono l'alto del piacere della Sua presenza ed il basso del timore della Sua assenza. A coloro che sono abituati a sognare il viso blu di sri Krishna garba vedere la luna piena sul notturno marino: la voglia di luna nel pozzo è il capriccio dei bimbi che si affrettino per lasciarsi il padre alle spalle. Dalla luna del viso Suo al pesce ai Suoi piedi di loto: per essere travolti dalla goccia modesta della Sua lagrima, la clemenza di un'occhiata benevola, siamo adesso sull'onda delle nascite e morti. Al di sopra di essa, la melodia del flauto di sri Krishna è la portantina di luce e, per la chiarezza delicata che trasmette, la pellegrina e ancella degli orecchini di sri Radha. Il fedele crede nel miracolo della scissione lunare, sa che sri Krishna, Caitania, S'immedesima in sri Radha. Come prole ambiamo a quell'astro inesauribile nel pozzo che è il lago Manasa, sul cuore dove il genitore di Dvaraka ammira Sé Medesimo. Sri Krishna Yadu muove i raggi Propri come le note del flauto nella notte di Sarat, per cui le particelle luminose s'infervorano e fluiscono, credule di nascite e morti, per dissimulare  l'emozione di avere, dinanzi a sé, sri Krishna, le Cui opere d'arte infinite sono le vite perpetue. Non fingeremmo, di fronte a sri Krishna, se la verecondia non fosse la qualità Sua primaria, Caitanya, né potremmo muoverci senza la libertà degli occhi Suoi rinfrancatori. Al di sopra del pesce, alla base dei piedi di loto di sri Krishna, tintinnano le cavigliere dei pensieri che i devoti Gli rivolgono: quando sri Krishna Si pone a Govardhana sa di esserne seguito. La luna è musicale sulle onde del pozzo di quest'eremo, dove ci calammo solo sapendo che il viso luminoso di sri Krishna sarebbe ricomparso a dissetarci.