sabato 3 gennaio 2015

Irfaan

Irfaan


L’omaggio a sri Vishnu nella forma nera di pietra, la Salagrama, è camminarGli intorno, nella Bhagavad-gita(10.23 ) sri Krishna Si paragona al monte Meru.
Il vortice astrale muove, nell’uni-verso, intorno, verso l’Uno.
Poiché sri Krishna ci vede, noi vediamo, poiché sri Krishna ci ricorda, resta a noi la memoria.
Sri Krishna attiva il circolo del sangue presso di noi, dall’organo cardiaco, in cui noi, anime, siamo come rispettive pietre preziose vivificanti il corpo che consegue.
L’ anima emanata dallo sguardo divino è nel contempo sia goccia che perla.
Intorno alla preziosità di sri Krishna infusa alla collina Govardhana va, pellegrina, la rimembranza nostra, gli astri vanno, in spirale 1 , intorno alla pietra della stella polare e la coscienza che il sangue veicola circumambula la Qaaba che la volge, il Paramatma, sri Krishna paraclito motivante il cuore.
A simboleggiare questo movimento di circolo danzante ed osannante un tempo era costume, nei giardini principeschi, disporre gli alberi da frutto i cui rami sono piegati a porgere il carico di offerte, intorno al cipresso, diritto, alto e signorile, principe del parco, del quale s’ intendeva: “Il pappagallo del paradiso, verde, vorrà andare nel verde del Cipresso”.
Shri Krishna è l’albero dei desideri originale; si dice, come di Principe, che Egli sia distinto; vicino a Lui era il pozzo, il Suo guardare personificato, l’acqua della vita e fluido di luce per la quale tutti gli altri vaishnava – alberi dei desideri – potevano vivere, venendone irrorati.
Come il Cipresso era circondato dalle piante da frutto, così l’anelito a contornarLo era servito ed attorniato dalla devota paura di perderLo. La superbia, in quel mondo giovanile di amori gerarchici e per la timidezza mai proclamati, era data dalla sensazione di quel rischio e bastava guardare le cose supremamente belle del supremamente Bello, per svenire e cadere in un sogno del quale non eravamo padroni. Ci balocchiamo alla mosca cieca nell’esilio onirico laddove i negatori di Dio vogliono la ricerca induttiva.
Dopo avere veduto il Suo sembiante scuro Lo cerchiamo adesso, inconsciamente, in questa pozza oscura; dentro ai petali di un loto blu, ci avvolgiamo nel decoro del velo integrale e solenne della vedovanza della visione Sua, cioè della notte perpetua di Sharat, l’intimità con Lui. L’abito della memoria di sri Krishna blu notte, in cui dimora srimati Radha, ci appare tenebre, e noi perdiamo la rimembranza di Shri Krishna proprio nel canto di Lui che viene replicato per la volta celeste scura ugualmente alla tinta di veste gloriosa onninclusiva.
La cupola della bolla del Suo mare è mare, meraviglierebbe se non lo fosse, sri Krishna illumina guardando e la schiena delle persone che Egli vede è scura come Lui Stesso Che vi giunge ad albergare.
VolendoLo seguire fino in quel retro e notando “oltre” Krishna, cioè nell’oltraggio, come si stia male, l’anima osserva che per l’ occhio di sri Krishna si prospetta l’orizzonte e che non Ne servono le tracce perché Egli è palese, essendo il pensiero il dialogo con Lui. Il suono di sri Krishna penetra dall’ego alla terra negli elementi stratificati, ciascuno dieci volte più denso di quello che precede e ciascuno con la risposta nel linguaggio di bhakti ad esso peculiare, senza ambire alla devozione, bensì ad essere in armonia con lei.
Quando sri Krishna va sulla montagna comincia il sentimento della separazione; allora la luce soave matutina della speranza del Suo Ritorno, aurea che declama l’avere visto il viso Suo di luna da sempre, segue la timidezza del Signore supremo Che, scuro come la notte, va via sentendoSi ammirato, diletto ed infine paventato per il tempo in cui dista il Suo Ritorno glorioso. Allora Shri Krishna vuole apparire nella Propria coscienza di Shri Caitanya , naturale per l’essere che agogna a Lui come la cerva vuole l’acqua della vita dell’ascolto delle note del Suo flauto.
Sri Krishna, allontanandoSi ogni alba, con i vitelli e con gli amici, come il Sole della vista Sua giocava mediante i rami riflessi sulle case piene di fede in Lui e stringeva il patto d’amore dal - e per- l’eternità, ove la contrarietà della Propria assenza radicalizza il pensare in Lui dei Suoi devoti, che diviene inattaccabile. Egli giocava con gli amici, pastori perché Egli è Pastore, riflettendoSi per le case delle menti che Gli si dedicavano, i cui vetri alle finestre degli occhi ogni mattina manifestavano le perle delle gocce di rugiada, le lagrime di quella Sua stessa acqua di vita che ci donò.
Shri Krishna, domandandoSi che cosa avesse provato Shri Radha dopo ogni aurora, è voluto venire nello stesso colore di quell’oro soffuso di desolazione, non solo a sentire i contenuti della lontananza da Sè in ambito divino, come Shri Radha viveva, ma la distanza persino nell’ostilità di questo mondo materiale, alle soglie dell’epoca ferocemente materialista, che mira a recidere i legami ed i sentimenti migliori.
Shri Krishna Caitanya accorse, nel 1486 dell’era cristiana in India, in Bengala, raccogliendo intorno a Sé le persone solidali che , come già Shri Radha, non si erano mai rassegnate a venire meno alla promessa fattaGli nel “momento”, al di sopra del tempo, in cui si erano accorte di esserNe attratte e sollevò la bandiera dei nostalgici come il primo Esule fra gli esuli, come la carovana ultima di carri trainati dai buoi del ritorno a casa festoso, carica dei non conformi all’omertà che Lo nega o che neghi la gratitudine a Lui, Shri Krishna, Fonte della vita estatica.
Il Pastore ed Amico seguito dal corteo dei vitelli e dei compagni alla sera confortatrice, capeggiava adesso la foga dei militanti, nonostante l’età della miscredenza, nel mantenerGli il culto della lealtà ; da questo convento triste cominciava l’adesione al partito del Ritorno a Casa.




Note:
1 ) Spiritualità è spirale, è l’orbita di ogni essere attorno al quartiere della Persona amata, sri Krishna.

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